Sacchetti Biodegradabili: ecco come non pagarli [Metodo funzionante]

La polemica sui Sacchetti Biodegradabili a pagamento nei reparti ortofrutta dei supermercati, in questi giorni è sulla bocca di tutti. Se ne parla ovunque: sui social, al bar, in ufficio, a cena con i parenti in questi ultimi giorni di abbuffate natalizie, perfino dal parrucchiere perchè “signora mia, non sanno più cos’altro farci pagare questi ladri che ci governano!“.

C’è chi ipotizza un complotto per far guadagnare l’amica di Renzi, unica produttrice in Italia dei famosi sacchetti (sarà vero?), chi si straccia le vesti in nome dell’ambiente perché utilizzandoli il mondo sarà più pulito: peccato però che, i suddetti, sono biodegradabili solamente al 40% e se ci aggiungi l’etichetta adesiva di carta e l’inchiostro dove è stampato il prezzo la percentuale scende ancora di più. E chi si è inventato un modo davvero assurdo per non pagarli, ovvero, attaccare le etichette direttamente sulla frutta ma così facendo non si risolve nulla perché il famoso sacchetto viene conteggiato attraverso il codice a barre dell’etichetta e non aggiunto manualmente dalle cassiere.

Ecco come sono riuscito a non pagare i sacchetti biodegradabili al supermercato

Allora come fare per non pagarli? Oggi, di ritorno dalle vacanze natalizie, ho fatto -per la prima volta quest’anno- la spesa al supermercato. Poca roba: un mozzarella, del prosciutto crudo, dei mandarini (con la novità dei famosi sacchetti bio a pagamento), pane ed una bottiglia d’acqua. Da subito noto che nell’etichetta della busta dei mandarini non vi è alcun riferimento ai famosi 2 cent.

Strano: il supermercato, infatti, è tappezzato di annunci -sia all’ingresso sia nel reparto ortofrutta- che fanno riferimento alla nuova normativa,  2015/720 e che obbliga gli esercenti a far pagare i sacchetti biodegradabili. Nell’annuncio si legge anche che loro -i titolari del supermercato- “non sono affatto d’accordo” con questo obbligo ma che non possono fare altro che rispettare la legge.

Ad ogni modo, convinto che il costo mi verrà addebitato al momento del pagamento, mi dirigo in cassa. Troppa fila: non mi va di aspettare tutta quella gente con il carrello strapieno davanti a me viste le poche cose che devo acquistare, quindi decido di optare per le casse automatiche. Sapete quelle casse self-service chiamate “casse veloci” dove puntualmente trovate la mamma che per non far piangere il figlio lo fa giocare al cassiere, creando così una fila più lunga di quella del padiglione del Giappone all’Expo 2015? Esattamente quelle lì, dove chi era dietro di te, e che alla fine ha optato per la cassa tradizionale, è già arrivato a casa, ha cenato ed è già sul divano pronto per godersi la nuova puntata di MasterchefIt. Tu, invece, sei ancora in fila.

Detto ciò, arriva finalmente il mio turno: passo tutti i prodotti sul lettore della cassa self-service, aggiungo al totale uno shopper, inserisco i contanti, imbusto la spesa, prelevo il resto e lo scontrino e con mio stupore scopro che del prezzo del famoso sacchetto biodegradabile utilizzato per insacchettare e prezzare i mandarini non c’è traccia.

Amici dei social che da giorni vi “indinniate”, avete vinto la vostra battaglia grazie a me! Ho trovato il modo per non farvi pagare i 2 centesimi di euro: utilizzate le casse automatiche (ma non spargete in giro troppo la voce perché i poteri forti potrebbero accorgersene).

Finalmente, così, con quei 2 cent risparmiati, potrete continuare a fare ciò che ci facevate da molto tempo prima: un cazzo.

La prova

Ed ecco lo scontrino a riprova di quanto detto. La voce “Sacchetto Biocompostibile” al prezzo di 0,9 cent si riferisce alla busta della spesa classica e non al sacchetto del reparto ortofrutta.