È il 9 maggio 1978 quando lungo la linea ferroviaria Trapani-Palermo un’esplosione uccide Peppino Impastato. Nato a Cinisi (Palermo) il 5 gennaio 1948 da famiglia mafiosa, dopo esser stato cacciato di casa dal padre, ancora ragazzo, Peppino Impastato avvia un’attività politico-culturale antimafiosa.
Nel 1976 fonda ‘Radio Aut’ con la quale denuncia gli affari e i delitti mafiosi di Cinisi e Terrasini facendo nomi e cognomi. Tra tutti il capo mafia Gaetano Badalamenti. Nel 1978 decide di candidarsi alle elezioni comunali nella lista di Democrazia Proletaria, morirà nella notte tra l’8 e il 9 maggio imbottito con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sulla ferrovia.
La mattina seguente la morte di Peppino, la notizia su giornali radio e Tv passa quasi inosservata. Nelle stesse ore veniva, infatti, ritrovato il corpo di Aldo Moro a Via Caetani a Roma ucciso dalle Brigate Rosse dopo una prigionia di 55 giorni.
“Peppino Impastato era un terrorista che preparava un attentato suicida alla linea ferroviaria” è questa la tesi sostenuta da magistrati di allora. In un secondo momento, gli stessi, utilizzarono anche una lettera scritta da Impastato qualche anno prima dove egli dichiarava di voler morire e lasciare la politica.
Il caso venne così archiviato ma, è grazie all’attività della madre Felicia Bartolotta Impastato e del fratello Giovanni che il caso viene riaperto e nel 2002 viene depositata la condanna all’ergastolo di Gaetano Badalamenti quale mandante dell’omicidio.
I Cento Passi, la storia di Peppino Impastato al cinema
La storia di Peppino rimane all’oscuro dell’opinione pubblica per tanti anni fino all’uscita nel 2000 de “I Cento Passi” film che narra le gesta e la morte di Impastato.
La scelta del titolo, non è stata casuale: “cento passi” oltre ad essere una metafora, segnano l’effettiva distanza che separava casa di Peppino da quella del boss mafioso Tano Badalamenti.
Diretto da Marco Tullio Giordana e interpretato, tra gli altri, da Luigi Lo Cascio (Peppino), Tony Sperandeo (Tano Badalamenti), Claudio Gioè (Salvo Vitale), Lucia Sardo (Felicia Impastato), Luigi Maria Burruano (Luigi Impastato) e Ninni Bruschetta (cugino Anthony), il film ha ricevuto il premio per la migliore sceneggiatura al Festival di Venezia del 2000, alla sceneggiatura è andato il Nastro d’argento, mentre agli attori (Lo Cascio e Burruano) il Grolla d’oro. Cinque sono i “David di Donatello” che la pellicola riceve nel 2001(Lo Cascio, Sperandeo non protagonista, E. Montaldo costumi, sceneggiatura e David per la scuola).
E se la mafia non è ancora morta, non muore nemmeno l’antimafia. Peppino oggi vive, vive nelle canzoni, nel film, nei racconti di chi lo ha conosciuto e di chi non ha avuto l’orgoglio di stringergli la mano. Peppino Impastato, oggi vive soprattutto nel pensiero di chi crede nella giustizia e nella libertà, di chi lotta contro tutte le mafie e di chi pensa (e scrive) che “la mafia è una montagna di merda”.