Perché il festival del grottesco non dovrebbe più sorprenderci

Vedere la gente in fila alla camera ardente di Maurizio Costanzo in Campidoglio che chiede un selfie a Maria De Filippi, in un momento così drammatico, in un primo momento mi ha lasciato interdetto. Non riuscivo a credere che ci fossero persone così meschine che pur di condividere il loro selfie sui social con il vip di turno, potessero arrivare a questo.

C’è un fatto, però, che sottovalutiamo sempre: siamo un popolo che dimentica facilmente.

La nostra indignazione social dura fino a quando non abbiamo un altro topic in tendenza su cui discutere, litigare, puntare il dito e giudicare. Basterebbe semplicemente tornare con la mente indietro nel tempo di qualche anno per capire che questi gesti, invece, non dovrebbero più stupirci.

Nel festival del grottesco italiano, infatti, figurano numerosi episodi simili.

Come non ricordare i selfie che Salvini da Ministro dell’Interno concedeva ai suoi “fan” durante i funerali delle vittime del Ponte Morandi di Genova? Andando ancora più indietro nel tempo, vi ricorderete sicuramente i selfie all’Isola del Giglio con la Costa Concordia naufragata o il “turismo dell’orrore” di Avetrana dove la protagonista era la villetta di “zio Michele”?

E che dire di Corona che metteva sotto contratto i protagonisti dei casi di cronaca nera più eclatanti per fare serate in discoteca o servizi fotografici? Lo fece con il delitto di Garlasco ma anche con Azouz Marzouk (il marito di Raffaella Castagna e padre di Youssef Marzouk, uccisi nella strage di Erba).

Dopo tutti questi episodi (e chissà quanti altri che ora non mi vengono in mente), complici anche le trasmissioni tv che con la scusa di informare fanno sciacallaggio (la c.d. “tv del dolore”) dovremmo esser assuefatti e abituati a scene di questo tipo.

E invece ci sorprendiamo ancora. Chissà perché…

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