Stigmatizzare e condannare gli insulti sui social che siano rivolti a uomini o donne, indifferentemente– è sempre cosa buona e giusta. Però tutta questa solidarietà bipartisan a Giorgia Meloni di oggi, dopo che un prof Universitario le ha dato della «Vacca», «scrofa», «pesciarola», «ortolana» in diretta radio, onestamente la trovo abbastanza ipocrita.
Perché siamo tutti d’accordo che quelle frasi, specie se pronunciate da un professore universitario, siano inascoltabili e vadano censurate ma toccherebbe ogni tanto fare anche un distinguo.
Per trovare un insulto sessista sui social, infatti, basterebbe aprire uno dei tantissimi post della Meloni e del suo compagno di coalizione Matteo Salvini che parlano di una donna, qualunque essa sia, appartenente alla schiera di avversari politici.
Tutte, da Cécile Kyenge, Laura Boldrini, Maria Elena Boschi, Virginia Raggi, Lucia Azzolina, Maria Teresa Bellanova e non ultima Liliana Segre sono state vittime di insulti sessisti.
E non è nemmeno un mistero che ogni insulto “spontaneo” (non generato quindi da un post dei due) che potete trovare in giro su Facebook e Twitter proviene da account con la bandierina italiana accanto al nome e che sui social si contraddistingue per essere elettore di quella parte politica lì (non sto generalizzando, sono sicuro che ci sono tantissime persone perbene che votano FdI e Lega ma è comunque un dato di fatto).
Non mi sembra nemmeno che l’una o l’altro abbiano mai preso una posizione da questo punto di vista: mai nessuna “solidarietà”, non c’è traccia di prese di distanza, niente condanne all’odio che imperversa sui social.
Anzi, uno dei due espone alla gogna dei suoi follower i minorenni che osano protestare contro di lui (per non parlare dei paragoni con le bambole gonfiabili), dell’altra stiamo ancora cercando la solidarietà a Liliana Segre per gli insulti e gli auguri di morte ricevuti dopo la foto del vaccino.
A voler essere cinici verrebbe da dire: “chi semina vento, raccoglie tempesta”, invece mi auguro che questo episodio possa far riflettere l’onorevole Meloni in modo da farle adottare una posizione di condanna dell’insulto sia dentro che fuori dai social.
Ne gioverebbero un po’ tutti. La politica in primis.